Titolo: Jus sanguinis
Autrice: Maria Laura Antonini
Editore: Diadema Edizioni
Con una narrazione coinvolgente, a tratti ironica, talvolta introspettiva, sempre fluida e gradevole, Maria Laura Antonini coinvolge e trascina i lettori e le lettrici nei vicoli stretti e talvolta angusti della vita di Miriam e Stinco e della loro famiglia disfunzionale al cui interno si sviluppano dinamiche, modalità, sentimenti e intrecci emotivi descritti minuziosamente.
È straordinario accorgersi come alcune persone possano determinare il destino di altre senza darsene pena e senza neanche accorgersi. Francesco tracciò la strada di quella che sarebbe stata la vita di almeno altre tre persone, oltre lui, senza preoccuparsene, senza averne un minimo di consapevolezza ed era forse anche peggio.
Francesco Morini, il padre medico e cacciatore, donnaiolo e traditore, brilla fuori casa loro. Narcisista e autocentrato non si fa scrupolo di vivere una doppia vita, né di calpestare i sentimenti e la dignità della moglie, del figlio e della figlia.
...accettò di buon grado tutto, compreso il collegio e le monache, che in cuor suo e in silenzio stramaledisse sempre, pur di studiare. L'incontro col padre di Stinco, quando era ormai una bambina laureata, fu fatale: un incidente in autostrada a centottanta all'ora che seminò morti e ferite per le generazioni successive.
Adele Parascandalo detta Astuzia, la madre, per tutta la vita accetterà in silenzio, per amore e per cultura, la mancanza di rispetto da parte di suo marito, sino a fingere di non vedere, sino a tollerare l'intollerabile, sino a perdere tutto pur di raccontarsi di non aver perso nulla. Se c'è stata una nota felice nella sua vita non è stata suonata né dal marito né dai figli, ma solo dal suo lavoro. Solo fra le pareti della sua scuola, nell'aula coi suoi studenti, non ha mai perso la dignità.
Due mondi che non avrebbero dovuto incontrarsi si sposarono tra loro e il risultato di una miscela tanto strampalata e inopportuna furono Stinco prima e Miriam più tardi.
Stinco e Miriam, affrontano tutto differentemente, anche il dolore.
Quel 12 luglio 1978, alle undici di mattina, era appena successo tutto questo quando Stinco era già in viaggio verso la sua fantastica estate, per nulla turbato da quella moltitudine di paure e di emozioni che avrebbero affondato il cuore di ogni maturando, non il suo, abituato a galleggiare sul mare di lacrime versato dalla madre.
Stinco, sin dalle prime pagine - quando, con un colpo di genio, assicura a sé e all'angosciata madre l'agognata maturità scientifica - appare resiliente, capace di reagire in modo costruttivo, avvalendosi della propria determinazione, intelligenza e amore per se stesso e per la vita.
Più assurda è la pretesa, più perentorio risulta l'ordine, più immenso e sconfinato deve per forza essere l'amore che impone quel comando. Questo pensava Miriam allora e la cosa più grave fu che continuò a pensarlo per molti anni ancora, abbassando la testa e ubbidendo, come aveva visto fare a sua madre, a persone di cui però non fu mai innamorata.
Miriam, invece, non riuscirà mai a prendere le distanze dal dolore di sua madre e dalla sua ostinazione a vivere una non vita; né mai imparerà a fiutare il pericolo, anzi finirà, sempre, con l'abbracciarlo e, perfino, sposarlo. Miriam, ogni volta, arriverà fino in fondo al dolore prima di assaporarne la portata distruttiva, si romperà e rinascerà decine di volte, ma non sarà mai capace di ergere muri di protezione a differenza di Stinco. Sarà, da adulta e madre, l'incontro casuale con Mina a metterla di fronte alla necessità di smettere di cercare vie di fuga e aggiustare la sua vita.
Buona lettura.
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