Titolo: Il ragazzo che rubava le parole
Autore: Antonio Del Giudice
Editore: Castelvecchi Editore
"Il ragazzo che rubava le parole" di Antonio Del Giudice è un romanzo di formazione che penetra nelle profonde sfumature della vita di Andrea, nato nel tumultuoso periodo del dopoguerra nel Sud Italia. Questa terra, afflitta da contraddizioni e complessità politiche e umane, agisce come una lente di ingrandimento per gli eventi che si svolgono all'interno del contesto più ampio.
Attraverso il racconto di quindici anni della vita di Andrea, dal 1960 al 1975, il romanzo esplora le sfide e le scoperte che delineano il suo percorso evolutivo. Con abilità, l'autore dipinge il ritratto della vita di Andrea, prendendo come punto di partenza il dramma della sottrazione della bicicletta paterna, un episodio emblematico che si interseca con un futuro in divenire. L'opera conduce il lettore attraverso le tappe salienti della crescita del protagonista: le ribellioni contro le restrittive regole del collegio religioso, le esperienze di vita durante gli anni del liceo e dell'università, le scoperte nel mondo del lavoro a Milano e il sentimento per Laura. Ogni passaggio è inserito all'interno di un quadro storico che si muove con attenzione tra il richiamo nostalgico del regime fascista e la fervente opposizione degli antifascisti.
La trama personale di Andrea si intreccia con il contesto politico e sociale dell'Italia dell'epoca, dando vita a una rappresentazione articolata e coinvolgente attraverso le molteplici narrazioni dei personaggi che orbitano attorno al ragazzo. Ciò genera una prospettiva avvolgente e completa. Un momento cruciale è quello in cui Andrea, in un dialogo con Nicola Losapio, avvocato e socialista (ex fascista), pone finalmente la domanda che non era mai riuscito a porre a suo padre o allo zio Nino:
"Perché la sua famiglia, tutta di gente perbene, era stata fascista, e perché anche lui era stato fascista?"
La risposta di Nicola rivela come spesso le radici profonde delle ideologie e delle scelte personali siano annidate nell'ignoranza e nella mancanza di consapevolezza. Questo dialogo getta luce sulle ragioni per cui il Sud sia stato affascinato dal fascismo, mettendo in evidenza le profonde disuguaglianze storiche ed economiche che hanno profondamente influenzato la regione. La prospettiva di Nicola dipinge i meridionali come una sorta di "negri d'Italia," e il Sud emarginato dall'attenzione e dalla prosperità del resto del Paese.
L'autore abilmente intreccia gli elementi personali e collettivi, immergendo il lettore in episodi intimi e vibranti. Il legame tra Andrea e suo padre, le riflessioni sull'istruzione e la sfuggente figura di Laura, arricchiscono il tessuto narrativo. La prosa evocativa di Del Giudice dona vita ai dettagli storici e personali, come l'iconica "M" che sovrasta lo stadio e i ricordi legati all'ex Gil. Questi momenti di svolta nella vita di Andrea si fondono in un affascinante mosaico che cattura e trattiene l'attenzione del lettore.
"Il ragazzo che rubava le parole" si rivela come un viaggio condiviso tra il protagonista e il lettore, in cui si delinea il ritratto di un'epoca, uno specchio per la crescita personale e una testimonianza profonda e duratura che s'imprime nel cuore del lettore.
Buona lettura
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