Assunta Altieri

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Storie che interrogano e lasciano il segno.

Le deboli

2025-03-04 22:00

Assunta Altieri

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Le deboli

Accade sempre qualcosa alle donne che si ribellano al patriarcato e decidono della propria vita.

Titolo:      Le deboli

Autrice:   Flora Fusarelli

Editore:   4 Punte Edizioni

 

"Le deboli" di Flora Fusarelli, romanzo di esordio ambientato negli anni '40 del Novecento in un piccolo paese della montagna abruzzese, ci conduce in un viaggio attraverso tre generazioni di donne, con Annuccia, figlia di Vincenzina e nipote di Mariuccia, al centro della narrazione. Il romanzo esplora le dinamiche del patriarcato, dove le donne sono costrette al silenzio e alla sottomissione, obbligate ad accettare scelte fatte dagli uomini.
 

Annuccia, fin da bambina, osserva attentamente il mondo circostante, un universo ristretto in un paesino di montagna, dove tutto sembra stagnare e ripetersi costantemente:

«Tutto sembra uguale a se stesso: le stesse facce, le stesse voci, le stesse storie. Tutti conoscono tutti e sanno tutto di chiunque.»

Questo mondo limitato non la soddisfa pienamente, e pur non avendo mai ricevuto l'istruzione su come le donne possano ribellarsi, Annuccia intravede la speranza di un futuro diverso attraverso lo studio. E, anche se le ripetono che «i libri a magnà nen t' l' dann» sogna di diventare maestra.

Sente che qualcosa stride in quell'idea che ha Minicuccio, il giovane ambizioso e scolarizzato che evita la fatica e gli obblighi della guerra aderendo al fascismo, che le donne siano tutte «deboli».

Da quella volta che la sente pronunciare da Minicuccio, la parola "debole" diventa un tema centrale nel romanzo. Annuccia chiede spiegazioni sul significato del termine e non riesce a condividerne il senso applicato al suo essere donna.

«Debole è qualcuno che non è forte di fisico e di animo»

Annuccia non può che riflettere sulla sua stessa forza interiore; non può che prendere coscienza del fatto che non è affatto debole. Né lo sono sua nonna e sua madre. Lo sa bene nonna Mariuccia che

«Le femmene sò quele ch' riggen je munn»

«Anzi, loro erano più forti di suo padre che non andava a fare la legna né a lavorare, né lo aveva mai visto portare qualche carico pesante»

Questo momento di riflessione la rende un simbolo di speranza e rivincita per le generazioni precedenti, poiché sembra aprirsi la possibilità di emancipazione e di ribellione alle limitazioni imposte dal patriarcato.
 

L'amore è uno dei temi portanti del romanzo, caratterizzato da una spinta adolescenziale timida, incerta, curiosa e da una dimensione negata, rivendicata, rubata. Fusarelli esplora il contrasto tra l'amore inteso come sentimento sincero e autentico e le dinamiche della società patriarcale in cui le donne sono trattate come oggetti da scambiare o da promettere fra compari che decidono il loro destino. Il matrimonio era spesso un accordo fatto tra i padri, che ignoravano i desideri e le emozioni delle giovani donne coinvolte.

Anche Annuccia che da bambina giurava di non volere il marito, sperimenta il sentimento in età adolescenziale. 

«Era strano per Anna, che non voleva un marito, trovarsi a desiderarne uno. Era qualcosa che inizialmente l'aveva scombussolata parecchio. Aveva preso a farsi un sacco di domande che rimanevano tutte senza risposta, non si era mai immaginata come donna sposata né come donna innamorata. Si chiedeva se non fosse una cosa momentanea e di poco conto, ma quello che sentiva dentro la portava ad altre conclusioni.»

Ma anche lei, come se il destino non volesse risparmiare nessuna di quelle tre donne disgraziate, si trova a confrontarsi con gli ostacoli e le aspettative imposte dal patriarcato. La sua possibilità di scegliere e determinare la propria vita è minacciata dal contesto sociale circostante.
 

Accade sempre qualcosa alle donne che decidono della propria vita, alle donne che cercano di ribellarsi alle norme e ai ruoli assegnati dal sistema patriarcale. E quel che accade non è mai destino: è, spesso, opera di un uomo.

«Che cosa poteva esserci di più doloroso di una cosa irrimediabile? Cosa poteva esserci di più doloroso di una situazione che non era dipesa da lei, ma che le avrebbe comunque condizionato l'intera esistenza?»

Tuttavia, l'autrice sembra suggerire che gli uomini stessi siano intrappolati nei meccanismi del sistema patriarcale. Pur essendo la storia incentrata sulle donne e sulle loro esperienze all'interno di una società dominata dal patriarcato, Fusarelli offre un'analisi sottile e complessa dei personaggi maschili, rivelando come anche loro siano vittime delle aspettative sociali e dei ruoli imposti dalla cultura patriarcale.

Nino e Luigi, appaiono anch'essi intrappolati nel loro ruolo. 

Nino è raffigurato come un ubriacone e un fannullone, incapace di svolgere il ruolo di padre affettuoso e premuroso:

«Aveva vissuto da parassita, aveva lasciato che gli altri facessero per lui, cucinassero per lui, decidessero per lui e lavorassero per lui. Era stato a guardare mentre il mondo camminava e, a un certo punto, non era più riuscito a muoversi né per andare avanti né per tornare indietro.»

Mentre Luigi accetta di sposare una donna che non ama a cui resta accanto perché:

«fare il marito era come andare a lavorare. Lo faceva perché lo doveva fare».

Nonostante il romanzo non sia esplicitamente femminista, invita a riflettere sulle lotte e le sfide affrontate dalle donne dell'epoca e a riconoscere quanto sia stato ottenuto in termini di emancipazione, ma anche quanto ci sia ancora da fare per raggiungere una società più giusta ed equa. 

Buona lettura